Matilde

Carpineti
L'Abbazia di Marola

Con una breve deviazione da Carpineti, in un percorso immerso tra boschi e castagneti secolari, visitiamo Marola e la sua abbazia. Le prime notizie storiche di questa località, appartenuta ai Canossa, risalgono all’XI secolo, quando alcuni monaci benedettini iniziarono ad accogliere nel loro “ospitale” pellegrini e viandanti in transito sulla più importante via di attraversamento dell’Appennino la quale, congiungendo Canossa al Passo delle Radici e Pradarena, proseguiva poi versole terre di Garfagnana e Lunigiana.

La storia ci riporta a Marola negli anni intorno al Mille. In un territorio coperto da fitte foreste, e poco adatta all'agricoltura viveva Giovanni l’Eremita chiamato anche Giovanni da Marola. La storia narra che Matilde di Canossa si avvalse dei consigli del saggio Giovanni in occasione dell'assemblea convocata nel castello di Carpineti nel 1092 per decidere della guerra contro l'Imperatore. Giovanni fu l'unico ad incoraggarla a proseguire la lotta contro Enrico IV, nonostante il parere contrario di tutti gli alleati presenti e dello stesso Vescovo di Reggio Emilia, Eriberto, Matilde, convinta dall’Eremita che quella era l’unica via da seguire voluta dal cielo, combattè l’imperatore fino alla vittoria, che avvenne nella famosa battaglia tra Bianello e Canossa, e che portò alla completa disfatta dei soldati imperiali.

Per dimostrare la sua riconoscenza a Giovanni, Matilde farà costruire, tra il 1092 e il 1106, proprio a Marola, una chiesa con il convento che diventerà poi monastero. Chiesa e il convento ricevettero dalla contessa anche dotazioni terriere e gli eremiti aumentarono in numero tale da costituire una comunità religiosa prospera e autorevole. Rapidamente il monastero di Marola si consolidò acquisendo altre proprietà fondiarie su un’area assai estesa, anche al di fuori della montagna. La chiesa fu soggetta nei secoli a radicali ristrutturazioni che ne mutarono completamente l’aspetto originario. Nel 1754 l’ennesima ristrutturazione l'aveva ridotta a una sola navata a croce latina.

Solo dopo i recenti restauri del 1995 è riapparso l’aspetto originario della facciata a capanna, ornata da un bel portale in arenaria affiancato da semicolonne con capitelli
scalpellati ad intreccio. All'interno le tre navate sono suddivise da colonne e da pilastri che sorreggono archi semicircolari, mentre il tetto è a tre travi lignee su tutte le navate. Le colonne sorreggono capitelli scolpiti a motivi vegetali che imitano i capitelli corinzi classici. Gli originali ridotti a frammenti sono conservati in un locale dell’attiguo seminario.