Matilde

Sulle orme degli antichi viandanti
La Via Bibulca e la Via Francigena

Lungo le strade dei pellegrini che nel Medioevo solcavano tutte le terre dell'Occidente europeo dirette verso santuari, chiese e reliquie sorsero ponti, ostelli, alloggi e anche monasteri, chiese e semplici oratori, cui erano annessi ospizi per i viaggiatori e che rappresentavano punti di riferimento per i viandanti e segnavano le tappe del loro cammino. L'area padana era luogo di intenso passaggio e tappa obbligata per i pellegrini che, dal Nord, si dirigevano verso Roma e la Terra Santa. E in quel periodo si popolò di strutture di accoglienza per i numerosi viandanti che non solo erano pellegrini, ma mercanti, soldati, uomini di chiesa ed eruditi.

Pievi ed abbazie benedettine rappresentavano un sicuro asilo per i viaggiatori che qui ricevevano cibo, ospitalità e assistenza. I monaci provvedevano anche a costruire, lungo le insicure vie di comunicazione, delle “celle” dove alla sera veniva accesa una fiaccola che di notte rischiarava la via a coloro che transitavano per quei luoghi. Sul finire dell'XI secolo i viaggi, gli spostamenti, gli scambi commerciali si intensificarono in modo eccezionale e lungo le strade si sviluppò un importante traffico di merci e di idee. Matilde domina e controllava il territorio ed è a lei che si deve una grande opera di organizzazione delle strade che dal nord portavano al meridione. A quei tempi la Via Bibulca e la Via Francigena erano tra le principali vie di comunicazione che dal Nord portavano in Toscana nel meridione.

La Bibulca fece parte, per molto tempo, delle proprietà della potente abbazia di Frassinoro fondata nel 1071 per volere di Beatrice di Lorena, madre di Matilde, e per secoli consentì il passaggio di merci, viandanti, pellegrini ed eserciti dall'ampia Valle del Secchia fino a S. Pellegrino in Alpe e da lì in Toscana.
Rispetto ai normali percorsi tortuosi e disagevoli che si inerpicavano lungo il fianco dell'Appennino, la via Bibulca era una carreggiata larga almeno due metri che permetteva passaggio di un carro trainato da una coppia di buoi.

Fra i numerosi percorsi “romei” che da varie parti d’Europa e d’Italia raggiungevano la capitale della cristianità, uno dei più anticamente documentati è quello della Via Francigena o via “francesca”, via, cioè, proveniente dalla Francia. La sua origine risale all’età longobarda: quando infatti i Longobardi nel VI secolo stabilirono il proprio dominio sull’Italia settentrionale e centro-meridionale, si trovarono costretti, per raggiungere i propri ducati al di là dell’Appennino, a cercare un percorso sicuro, lontano dagli itinerari certamente più comodi ma controllati dai nemici bizantini.

Diedero così impulso a un percorso alternativo che passava per l'appenino parmense e che raggiungeva i centri maggiori come Lucca. Ai Longobardi subentrarono i Franchi, che ampliarono e consolidarono il percorso in direzione della Francia, da cui il nome di “francigena”, e in direzione di Roma. Va ricordato, però, che non si trattava propriamente di un'unica strada ma di una rete di strade, di un insieme di percorsi usati in tempi diversi e forse con funzione diversa, a seconda dei tipi di traffico e delle vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie zone. Tanti itinerari confluenti tra di loro in alcuni punti nodali.

La Via Francigena, arteria di traffici e di pellegrinaggio divenne, oltre che via di collegamento importantissima, un fecondo terreno di scambio culturale. Monumenti e tesori d’arte arricchirono i principali centri del percorso: cattedrali splendide, come quelle di Lucca, di Sarzana o di Fidenza, chiese dove si custodivano preziose reliquie connesse al pellegrinaggio, come quella proveniente, secondo la tradizione, dal pretorio di Gerusalemme custodita nella cripta della Cattedrale del Santo Sepolcro di Acquapendente o come il misterioso Volto Santo di Lucca.