Matilde

Comune di Canossa
La Riserva naturale orientata della Rupe di Campotrera

Sia il castello di Rossena che la Torre di Rossenella sono inseriti nella Riserva Naturale Orientata della Rupe di Campotrera, un'area naturalistica di estremo interesse e suggestione, facile da esplorare. In questo selvaggio contesto la presenza dell’uomo sembra particolarmente distante, ma ancora nel recente passato l’area è stata oggetto di un’intensa attività estrattiva. Alle due estremità orientale e occidentale, infatti, la Rupe è visibilmente intaccata dalle tracce delle passate escavazioni e dai vecchi fronti di cava che, avendone sezionato le pendici, oggi offrono l’opportunità di osservare con estrema nitidezza la struttura geologica del rilievo e le sue rocce.

Il monte è quasi per intero formato da antichissime lave basaltiche, derivate da magmi provenienti dalle profondità del mantello terrestre, eruttate nel Giurassico superiore, 150 milioni di anni fa, da apparati vulcanici estesi sul fondo dell’Oceano Ligure-Piemontese. Le lave di Campotrera, come quelle delle vicine rupi di Rossenella e Rossena, presentano la tipica struttura “a cuscini”. Queste lave basaltiche, povere in silice ma ricche in minerali di ferro e magnesio, alterandosi assumono un colore rosso cupo, dovuto alla formazione di ossidi di ferro da cui derivano i toponimi delle località Rossena e Rossenella.

Tra gli scuri affioramenti della Rupe, poco sotto la cima del monte, si distingue bene, anche a distanza, un singolare affioramento roccioso dalla colorazione decisamente più chiara: si tratta di un piccolo lembo di granito, una delle più rare e affascinanti tra le rocce associate alle ofioliti appenniniche, che in questo contesto quasi certamente rappresenta un minuscolo frammento di crosta continentale che documenta la transizione tra le rocce degli antichi continenti europeo e africano e i fondali dell’Oceano Ligure-Piemontese. Tra i moltissimi minerali rinvenuti spicca la rara datolite rosa, con formazioni cristalline di particolare bellezza.

La Riserva si estende su una superficie di 56 ettari e per i suoi habitat naturali inusuali e la sorprendente ricchezza di biodiversità presente, è stata inclusa nella lista dei siti d'interesse comunitario voluta dall'Unione Europea. La roccia ofìolitica condiziona notevolmente la vegetazione erbacea, determinandovi un'elevata concentrazione di specie rare, un vero giardino botanico naturale degno della massima tutela. Il calore del sole, trattenuto dalla roccia e poi rilasciato lentamente, ha consentito l'acclimatazione di specie vegetali che altrimenti non sopravviverebbero a queste latitudini. Le imponenti pareti rocciose segnate dalle vecchie cave, i pendii rupestri che le affiancano e i prati pionieri intervallati dalla roccia nuda sono gli ambienti più significativi della riserva, dove si concentrano le principali emergenze botaniche.

In questi luoghi aspri e severi si è nel tempo selezionato un corredo di erbe e arbusti nani che fronteggiano in modo esemplare la forte aridità, l’elevata intensità luminosa, la povertà di sostanze nutritive e l’alta concentrazione di metalli pesanti, trasformando con le loro vivaci fioriture primaverili questi luoghi in apparenza desertici in un sorprendente giardino roccioso. Tra le rocce colorate dai licheni e nelle fessure ombrose rivestite di muschi e ciuffi di piccole felci, sono molto diffuse piante succulente come il semprevivo maggiore e le borracine, dai fusti spesso arrossati per i pigmenti che queste piante producono in presenza di metalli pesanti nel substrato. Più vistoso e insolito è il fico d’India nano, l'Opuntia compressa, una cactacea spinosa di origine nordamericana, anticamente introdotta in Italia.

Più di metà dell’area protetta è occupata da boschi misti di querce che si alternano ad ampie praterie, creando così un netto contrasto microclimatico con gli ambienti aperti circostanti, in cui è presente anche una notevole selezione di arbusti quali ginepro. lantana, ginestra, biancospino e pungitopo. Nelle situazioni più estreme, prossime alle praterie ofiolitiche, compaiono a il pero mandorlino, una specie tipica della macchia mediterranea, e la Rosa gallica, dai grandi fiori rosa intenso. Nelle radure prative è facile incontrare numerose specie di orchidee selvatiche.

La presenza di animali è favorita dalla scarsità di elementi inquinanti, infatti si possono incontrare molte delle specie animali diffuse nel medio Appennino. L’area protetta ospita, anche una buona varietà di uccelli, tra i quali figurano specie come succiacapre, averla piccola, ortolano e tottavilla, che sono comprese negli speciali elenchi di tutela redatti a livello europeo. La fauna di maggiore taglia è rappresentata da qualche occasionale daino e soprattutto da capriolo e cinghiale, che ben si adattano all'ambiente della riserva. La volpe è il carnivoro più facile da scorgere anche se, come per tasso e faina, la sua presenza è rilevabile soprattutto attraverso le frequenti tracce e le tane. Le limpide acque di alcune sorgenti ospitano rarità faunistiche quali il ghiozzo e il gambero d'acqua dolce.